Quanto ti pagano per rinunciare ai tuoi sogni?

Mi è rimasto impresso un banner adv su Linkedin che così domandava: “quanto ti pagano per rinunciare ai tuoi sogni?”
Non ho mai pensato che i sogni potessero essere quantificati economicamente. E ancora non lo penso.
Non tanto perché si tratta di materia onirica, ma perché i sogni sono in qualche modo “la realtà di una persona” (ossimoro).
Sono quello che di più profondo spesso una persona desidera. Mi vengono in mente i sogni ad occhi aperti più che la dimensione freudiana..che a lui lascerei.

Eppure, oggi nel mondo del lavoro vince ancora la mediocrità.
Vince l’ignoranza e chi pensa sia sempre un problema degli altri.
Vince chi fa l’offeso e urla a prescindere.
Vince chi si crede di valere così tanto da potersi permettere di trattare male un altro (posto che esista qualcuno che possa permettersi di trattare male un’altra persona!).
Non è questione di ragione o torto, ma semplicemente di..”voglio avere ragione io, qualsiasi cosa tu mi dica mi scredita e quindi ti urlo in faccia, perché la tua demolizione è la mia crescita. La mia faccia falsa serve a fregarti sempre e comunque”.
E questo mi mette sempre una tristezza infinita perché deturpa la natura dell’uomo e la bellezza di un lavorare insieme, a prescindere da chi debba o non debba emergere. Perché il punto non dovrebbe essere “dimostrare di essere grandi”, ma arrivare insieme all’obbiettivo per portare un servizio migliore.
E invece il punto è fare, rifare, non pensare..perché al massimo si rifà.
Non qualità del lavoro e delle relazioni, ma quantità secondo homo homini lupus. Insomma quello che si chiama PIL.
Eppure “fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Ma Dante era un sognatore.

Mi piace ancora crederci.
Mi piace ancora pensare che il punto non sia avere o meno ragione e spendere parole inutili in tal senso, continuando a “giustificarsi” e dover spiegare.
Mi piace ancora pensare che possa vincere il buon senso.
Anche se “nel mio mondo” non è quasi mai possibile.

Ecco perché voglio provare a scegliere la gentilezza.

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